Bari, gli universitari iscritti alle "scienze delle merendine": «Siamo stufi, da noi si studia»
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venerdì 15 maggio 2020
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di Gaia Agnelli e Mattia Petrosino
«Ritengo Comunicazione superficiale – ci dice ad esempio il 27enne Gianfranco, dottore in Fisica –. Ho assistito a discussioni di tesi inqualificabili: una riguardava Chiara Ferragni, l’altra parlava delle foto di Instagram e l’ultima dell’uso di Facebook. Dicevano tutti le stesse cose e mi sembravano argomenti futili».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Dicono di studiare Marketing – rincara la dose il 20enne Stefano, iscritto a Economia e Commercio -: ma pensano davvero che un'azienda preferisca loro che hanno fatto un solo esame a riguardo, rispetto a uno che ha una laurea specifica?».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Volete mettere una laurea al Politecnico con quella che si consegue a Formazione?– incalza il 25enne Fabio, di Ingegneria edile -. Loro sono soliti studiare il minimo indispensabile su vari temi, senza focalizzarsi su nulla: tutta teoria, niente pratica. Noi invece ciò che impariamo lo applichiamo nella quotidianità».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Insomma gli universitari di Politecnico, Campus, Economia, Giurisprudenza, Lingue, Lettere e Filosofia sono tutti d’accordo nel considerare queste facoltà nate negli anni 90 come delle vie brevi per conseguire un titolo. Troppo misero il programma di studi e scarsa l’utilità che le lauree avrebbero nel mondo del lavoro, poco propenso ad accogliere figure come gli educatori e i comunicatori. Da qui la definizione di “scienze delle merendine”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ci sono diverse ipotesi circa l’accostamento di questo termine ai corsi “derisi”. La prima nasce proprio con la laurea in “Formazione”, che dal punto di vista lavorativo porta ad avere contatto con i bambini, tipici mangiatori di dolciumi. La seconda paragona le merendine, considerate cibo spazzatura, alle materie “immondizia” che si imparano. L’ultima infine rimanda al fatto che all’interno delle scatole degli snack si trovano punti da accumulare per ricevere regali: così, anche gli esami di queste facoltà, si supererebbero con la semplicità con la quale si completa una raccolta.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
D’altronde non aiuta la loro immagine nemmeno il fatto di non avere un posto fisso dove fare lezione. Da anni infatti gli iscritti al dipartimento “Forpsicom” di Bari (che comprende anche la più considerata Psicologia) sono costretti a spostarsi tra varie aule dell’Ateneo, spesso andando a occupare spazi appartenenti ad altri corsi e diventando così motivo di derisione dei “proprietari di casa”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma che cosa ne pensano comunicatori e formatori di questa presunta “inferiorità”?
«Mi è capito più volte di essere derisa per il mio titolo e onestamente sono stufa – afferma la 23enne Nicole, dottoressa in comunicazione –. Mi screditano senza sapere quanto realmente si fatichi, anche leggendo libri composti da sole parole e zero formule. Il problema è che la società ci preferisce meno pensanti e più pratici, come fossimo macchine. Le persone che pensano fanno più paura di quelle che agiscono».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«L’appellativo ignobile di “merendine” si riferisce al fatto che parola “scienza” è associata a un corso che di “scientifico” ha ben poco – ribadisce il 23enne Antonio, laureando in Comunicazione -. Ma molti parlano senza conoscere: la mia facoltà merita più rispetto perché si affaccia su vari mondi (dal giornalismo alla pubblicità) e offre diversi sbocchi professionali».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Anche quelli di Formazione non ci stanno. «Ogni pranzo in famiglia prende la stessa piega – ci dice la 19enne Roberta, immatricolata da qualche mese -. C’è sempre il cugino che ti dice: “Come sta andando con le merendine?”. E io, armata di pazienza, sono costretta a difendermi, spiegando che da noi dipende lo sviluppo di tante persone».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Che poi - conclude la 26enne “comunicatrice” Marta - fa sorridere che proprio coloro che mi dileggiano scrivano “qual’è lo snack più difficile da studiare?”, sbagliando a mettere l’apostrofo. Altro che superiori: sono ciucci e presuntuosi».
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I commenti
- Antonio Colavitti - gli echi di Umberto Eco, inventore, creatore e demiurgo del DAMS a Bologna, a quanto pare si sono dipanati lungo lo stivale. Nonostante ciò ancora molti studenti dal sud e dalla Puglia vi convergono, magari avendo maggiori possibilità. Ricordo i primi virgulti damsiani pieni di euforie da avanspettacolo, altro che merendine: pappardelle! tesi su film mai visti, manie da registi tutti o quasi oggi su rai3, insomma una congrega autoincensata di intelettuali(?) o di sfigati permanenti, uno su mille ce la fa, prafrasando Morandi e poi essere radicalintellettuali fa molto chic, diciamolo! Pur con le dovute differenze, intendiamoci. Ho avuto modo di lavorare con questi personaggi nel mondo della pubblicità e della comunicazione e avevano sempre questo atteggiamento un po' "spocchioso" con un ego molto sviluppato che mano mano che il lavoro procedeva andava smontandosi come panna...montata. I più bravi hanno capito, fatto gavetta e progredito, potrei contarli su poche dita, il resto fuffa e imboscamento come insegnanti(?!) di Storia dell'Arte e materie affini, sarei curioso di vederne i risultati anche in questo settore, chissà i loro allievi cosa avranno potuto imparare. Merendine o pappardelle?